LA GESTIONE MODULARE DELLA
PRODUZIONE. L'ESPERIENZA MIRS
DELLA PIRELLI PNEUMATICI

Teresa Nugnes

Vi proponiamo un estratto della tesi di Teresa Nugnes dal titolo: "La gestione modulare della produzione. L'esperienza Mirs della Pirelli Pneumatici". Il lavoro può essere acquistato su Tesionline.

Modulo produzione

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L'evoluzione delle tecnologie di produzione: dal fordismo al post fordismo

Il nostro tempo è contrassegnato da una serie di mutazioni strutturali nei sistemi di produzione, che ha caratterizzato il passaggio dal sistema fordista al sistema post-fordista.
Si tratta di due termini che identificano la contrapposizione di due modi di produzione: il sistema fordista basato sulla standardizzazione e sulla riduzione delle varietà; quello post-fordista basato invece sulla “lean production” (produzione snella).

Con tale distinzione fordista/post-fordista si intende, quindi, specificare un preciso modello di produzione.
Durante questo secolo si sono affermati 3 sistemi produttivi:

  • Il modello di produzione artigianale;
  • Il modello di produzione fordista;
  • Il modello di produzione post- fordista

Il primo si è sviluppato nel corso dei secoli ed ha mantenuto la sua vitalità sia specializzandosi, sia orientandosi verso segmenti di mercato particolari.
Il secondo si è sviluppato inizialmente nell’industria soprattutto negli Stati Uniti durante la prima decade di questo secolo insieme a varie forme di automazione ed è ancora vivo in molte aziende al giorno d’oggi.
Il terzo ed ultimo ha avuto origine in Giappone negli anni ’50 nell’industria automobilistica, lo stesso comparto dove si era precedentemente affermata la produzione di massa. La sua diffusione risale all’epoca della crisi del petrolio, protrattasi fino agli anni ’70: solo in tale contesto si poterono valutare compiutamente gli enormi vantaggi di questo tipo di produzione rispetto alle altre forme di organizzazione produttiva. Esso non solo ha saputo rispondere nel modo migliore ai cambiamenti di scenario economico, ma soprattutto ha risposto alle nuove aspettative dei consumatori.

L’industria artigiana si è sviluppata dal 1880 fino a circa il 1920 dopodichè si è evoluta verso forme industriali per corrispondere alle esigenze della produzione di massa. Uno degli elementi che caratterizzava la produzione artigiana alla fine del secolo scorso era costituito dall’attenzione verso il cliente: questo svolgeva una parte attiva nel processo di progettazione del prodotto.

La produzione artigianale raggiunge il suo massimo sviluppo attorno al 1905 quando la produzione, a cominciare dalle officine Ford, comincia ad assumere caratteri di produzione di massa.
L’organizzazione artigianale del lavoro diventa gradualmente incapace di gestire le esigenze di una domanda crescente e nel 1920 rimangono solo alcune fabbriche focalizzate su piccole nicchie che operano con questo tipo di organizzazione.

Tra il 1905 e il 1925 Henry Ford sviluppa i principi della produzione di massa destinati a dominare l’industria delle automobili sia in Usa che in Europa fino agli anni Ottanta. Ford fissa nella progettazione le basi della produzione di massa, portandola al suo massimo sviluppo e creando un’organizzazione molto personalizzata con una forte integrazione verticale e centralizzando tutte le decisioni. Vale la pena descrivere i risultati ottenuti dai modelli di produzione fordista.

In primo luogo la produzione fordista si caratterizzava per la presenza di lavoratori non specializzati che impiegano macchine dedicate e facili da usare per realizzare grosse quantità di prodotti a gamma limitata.
Il concetto dominante è quello di “economie di scala” che viene implementato grazie a un sistema a produzione continua a grandi lotti.

Le materie prime, lo spazio e il tempo sono risorse abbondanti. L’obiettivo principale è il contenimento dei costi privilegiando gli alti volumi a discapito della qualità.
In secondo luogo in tale sistema si presumeva di poter controllare la domanda di varietà espressa dal consumatore finale e ciò a causa del forte divario di costo tra prodotti differenziati e di massa (il che si rendeva possibile con la drastica riduzione dei costi di coordinamento).

Il grosso svantaggio invece di questi sistemi deriva invece dal fatto che, se si esce dal campo di variabilità preventivamente ammesso, il costo di adattamento a nuove condizioni diventa assai elevato esattamente come conseguenza della riduzione preventiva del campo di variabilità ammesso per le unità produttive intermedie.
Le soluzioni fordiste determinano dunque una totale dipendenza dei sistemi produttivi dalla possibilità di rispettare le condizioni di funzionamento previste al momento della progettazione.

Il modello di produzione fordista entra in crisi negli gli anni Settanta e da allora si evolve verso un modello chiamato, per convenienza, post-fordista.

L’inizio si può far coincidere con il primo shock petrolifero e con la nascita del sistema Toyota, avvenuto nel 1973, anche se i primi segnali di crisi erano comparsi già in precedenza nell’industria automobilistica, quella stessa che aveva trainato lo sviluppo capitalistico per tutto il Novecento.
Alle radici della crisi stavano le crescenti rigidità nei rapporti che l’impresa intratteneva con il mercato e con il lavoro.

Il passaggio fondamentale dal mondo post-fordista riguardò il modo di rendere il più possibile indipendenti le singole fasi, progettando la varietà dei prodotti finiti a partire da componenti modulari e da interfaccia compatibili.

Nasce dunque un nuovo paradigma produttivo e gestionale che si candida come alternativa alla produzione di massa americana: la “produzione snella”. Essa utilizza lavoratori polifunzionali impiegati in una produzione a piccoli lotti e a valore aggiunto, per offrire grandi varietà di prodotti a prezzi contenuti e soprattutto di qualità; nasce un contesto di risorse scarse ed è per questo che si pone molta attenzione al contenimento di ogni tipo di spreco, sia esso di tempo, di spazio o di altro.

Le imprese si specializzano in moduli produttivi aumentando sia la focalizzazione attorno a specifiche competenze produttive e di mercato sia la flessibilita’ dell’impresa.

Nel nuovo contesto le nuove potenzialità tecnologiche rendono possibile affrontare in modo diverso il problema chiave del fordismo: come meccanizzare le operazioni complesse.
Usando le nuove tecnologie della comunicazione a rete è possibile impiegare un regolatore della complessità che differisce sensibilmente da quello del fordismo, ossia procede attraverso la scomposizione della complessità in moduli virtuali realizzata attraverso l’impiego di rappresentazioni che stanno al posto degli oggetti materiali rappresentati. Si possono così definire “prodotti virtuali”, “filiere virtuali”, “cicli virtuali” e persino “aziende virtuali” (aggregati di operazioni messe di volta in volta a sistema da un centro progettuale), ossia sistemi integrati di operazioni che ricompongono in modo flessibile, adatto ai vari casi, moduli elementari espressi in forma virtuale.

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Quindi quando le condizioni ambientali esterne e interne all’impresa si indirizzano verso livelli di complessità crescenti e sempre meno controllabili, si fanno strada nuove vie della produzione industriale. Per cui l’allargamento dei mercati, da locali a globali, l’aumento delle barriere all’entrata di tipo tecnologico, la crescente varietà e al tempo stesso la riduzione dei cicli di vita dei prodotti impongono modelli di sviluppo fortemente incentrati sull’innovazione di prodotto, processo e infrastruttura.

Tutto ciò richiede un impegno concreto per l’adeguamento dei sistemi produttivi alle nuove esigenze e questo può avvenire ricorrendo a tecniche gestionali e metodologie di progettazione innovative volte all’aumento dell’efficienza globale dell’impresa. Quest’ultimo punto, in particolare, si realizza attraverso la possibilità di produrre economicamente a lotti piccoli, il che richiede fra l’altro la disponibilità di macchinari e impianti facilmente riconfigurabili, in grado cioè di garantire tempi (e costi) di riattrezzaggio (set up) bassi.

(Fonte: Tesionline)

PER SAPERNE DI PIU':

Suddivisione dei costi della Qualità
Costi e benefici della Produzione snella
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